Dalla prima radiografia al seno del 1913 alla tecnologia dei modelli a 3D di Senographe Pristina: le prospettive e le innovazioni dello screening mammario
Il tumore al seno colpisce una donna su 8 nell’arco della vita.
È il tumore femminile più frequente e rappresenta la prima causa di morte per tumore nelle donne, con un tasso di mortalità del 17%.
Lo screening mammografico è dunque imprescindibile per una efficace prevenzione di ogni patologia della mammella.
La ricerca tecnologica ha recentemente fatto passi da gigante, fornendo macchinari in grado di rendere quasi indolore l’esame mammografico, garantendo allo stesso tempo immagini ad altissima definizione.
Oggi lo screening mammografico è al centro delle campagne di prevenzione per i tumori al seno e, come testimoniato da Aurelie Boudier, direttore creativo globale di Brand and Design Language al Global Design Center di GE Healthcare, “Negli ultimi dieci anni, abbiamo davvero assistito a un cambiamento nel comportamento delle pazienti. Partecipano di più e vogliono gestire attivamente la propria salute. Se una donna ha un’esperienza positiva, se i suoi timori sono presi in considerazione e se la procedura dell’esame è resa più piacevole possibile, potrà diffondere un messaggio favorevole tra le sue conoscenti, e soprattutto si sottoporrà nuovamente a uno screening quando e se necessario”.
La digitalizzazione dell’esame e il concetto di “controllo” giocano un ruolo fondamentale in questo processo di sviluppo tecnologico. Molti mammografi della General Electric, ad esempio, dispongono di un meccanismo di gestione autonoma della pressione del seno controllabile direttamente dalla paziente, che consente alla donna di regolare manualmente il grado di compressione. Un sistema che consente l’esame anche alle pazienti con seni molto piccoli.
Attrezzature così sofisticate, frutto di una ricerca che parte da lontano, anzi lontanissimo. La prima radiografia al seno ha infatti ben 105 anni. Fu eseguita nel 1913, dal chirurgo tedesco Albert Salomon che, con un’apparecchiatura Rx tradizionale, ottenne le prime immagini ricavate da ben 3000 campioni fra pezzi operatori e materiale autoptico. Diciassette anni dopo, nel 1930, il radiologo americano Stafford L. Warren, eseguì l’esame su una donna, utilizzando una pellicola Kodak con doppia emulsione a grana fine e un’apparecchiatura convenzionale dotata di anodo al tungsteno con tensione di 50-60 Kv. Da allora e per altri 37 anni, varie innovazioni tecnologiche apportate su apparecchiature tradizionali, portarono ad un graduale miglioramento del contrasto delle immagini che però avevano la controindicazione di sottoporre le pazienti ad elevate radiazioni.
Fino a quando, nel 1967, Charles Gros, direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Università di Strasburgo, avvalendosi della collaborazione della CGR, progettò e realizzò il primo dispositivo per l’imaging del seno a raggi X, in grado di produrre immagini qualitativamente superiori a quelle ottenute con attrezzature convenzionali: era nato il “Senographe I”. Il primo mammografo possedeva un anodo al molibdeno con macchia focale da 0,7 mm., tensione di picco di 28 Kv, distanza fuoco-film di cm.35 e dispositivo di compressione manuale della mammella (tempi di esposizione di 4 secondi).
Nel 1987 GE Healthcare (divisione medicale di General Electric) compra CGR e, così come scrive la stessa GE, i sistemi per mammografia prodotti dopo Senographe “rappresentano ancora oggi lo standard per lo screening del tumore al seno”.
Le nuove scoperte sull’esposizione ai raggi X, sulle tecniche di compressione e sui dettagli del tessuto del seno, ma anche il desiderio di migliorare l’esperienza delle pazienti sottoposte all’esame, hanno guidato la ricerca nel corso degli ultimi 50 anni. Oggi la mammografia analogica è stata sostituita dalla mammografia digitale che, con immagini di alta qualità e una migliore risoluzione di contrasto, ha migliorato l’accuratezza diagnostica, sviluppando anche applicazioni come la tomosintesi e la CESM (Contrast Enhanced Spectral Mammography).
Tutte innovazioni al servizio delle donne, per una efficace prevenzione. Guardando sempre con maggiore attenzione al massimo confort.
(a cura di Mario Maffei – Comunicazione Sanitaria)