Vi proponiamo l’intervista al prof. Filippo Attivissimo, responsabile del corso di laurea di primo livello in Ingegneria dei Sistemi Medicali presso il Politecnico di Bari (POLIBA) che, come leggerete, ha fatto registrare un grande apprezzamento da parte degli studenti ma anche delle realtà imprenditoriali presenti sul territorio come Predict.
Prof. Attivissimo, quando è nato questo innovativo percorso formativo?
Il corso di laurea in Ingegneria in Sistemi Medicali del Politecnico di Bari è nato quattro anni fa, inizialmente come corso di primo livello e, da quest’anno, anche come Laurea magistrale. Diversamente dai corsi tradizionali di Bioingegneria, il nostro corso ha un’anima multidisciplinare in cui l’elettronica, l’informatica e la robotica si sposano con la medicina. Il corso è a numero chiuso: durante il primo anno gli studenti ammissibili erano 150, ma successivamente, date le numerose richieste, il totale di studenti ammessi al corso è stato aumentato fino a 220. Purtroppo non si può andare oltre poiché ci sono dei vincoli molto stringenti imposti dal MUR legati al numero di docenti. Anche il corso di laurea specialistica è a numero chiuso: quest’anno abbiamo registrato l’iscrizione di circa 70 studenti, un buon numero se si considera la giovanissima età del corso e la media di altri corsi di ingegneria.
Ci traccia un profilo di chi frequenta questo corso di laurea?
Gli studenti iscritti alla “triennale” di Ingegneria Medicale provengono prevalentemente dai Licei e hanno un voto di maturità generalmente piuttosto alto. Per quanto riguarda la “magistrale”, si tratta spesso di studenti proveniente dal primo livello, ma è possibile accedervi anche da altre lauree triennali in ingegneria: ovviamente, quest’ultimi, devono avere un certo profilo che si basa sui crediti formativi (CFU) ottenuti relativamente ad alcune specifiche materie presenti in Ingegneria Medicale di primo livello. Siamo particolarmente orgogliosi di riscontrare una forte richiesta di iscrizioni da parte di studenti provenienti da Atenei settentrionali, sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello e questo va in controtendenza rispetto al tradizionale spostamento di studenti pugliesi verso le università centro-settentrionali.
La nostra azienda sta ospitando due laureande al “suo” corso. Come funzionano questi tirocini?
Il corso in Ingegneria dei sistemi medicali punta molto sulla preparazione sul campo e vanta parecchie convenzioni, sia con aziende pugliesi come Predict che con le Asl pugliesi, per consentire ai nostri studenti di svolgere un tirocinio che sia realmente formativo e professionalizzante. In questo momento, inoltre, riscontriamo con grande piacere un interessamento da parte di molte aziende non pugliesi, in modo particolare del centro-nord Italia, con le quali stiamo trattando la fase del convenzionamento. Inoltre si sta lavorando anche per portare le aziende all’interno del nostro ateneo, al fine di intraprendere collaborazioni accattivanti per gli studenti, i quali non dovranno così spostarsi per il tirocinio e la tesi. Sono state comunque avviate molteplici sperimentazioni in merito, che hanno portato ottimi risultati dal punto di vista del placement: infatti, molti tesisti sono stati assunti all’interno delle aziende coinvolte nelle collaborazioni pubblico-private. Allo stesso tempo, questa formula è vantaggiosa per le imprese poiché possono sfruttare le competenze del Politecnico da vicino.
Per la laurea di Ingegneria Medicale abbiamo previsto 3 CFU di tirocinio (1 CFU 25 ore, ndr) cui seguono 3 CFU di tesi. È il caso, tra i tanti, delle studentesse Ilenia Dipierdomenico e Floriana Gallo (qui è possibile leggere l’articolo) e del loro tirocinio presso Predict. Non solo hanno l’opportunità di confrontarsi per circa 150 ore complessive con un’organizzazione complessa, ma possono sviluppare tesi di laurea estremamente sfidanti, come nel caso del loro lavoro su Mistral.
Aggiungo inoltre che, come componente del Consiglio di Amministrazione, stiamo spingendo verso l’incremento di ore di tirocinio sia per i corsi di primo livello che le magistrali. Tutto ciò è estremamente formativo per gli studenti e funzionale alle aziende.
Gli studenti sono entusiasti, perché si interfacciano con un mondo nuovo, quello del fare, delle necessità e degli obiettivi d’azienda, apprendendo un nuovo metodo di lavoro e di studio. A volte è normale per loro sentirsi un po’ di peso per le aziende, soprattutto se studenti di primo livello, ma il mio consiglio è di considerare questa esperienza in prospettiva, dato che in futuro sapranno meglio come muoversi all’interno delle imprese.
Certamente l’esperienza è un elemento di forte motivazione per gli studenti. Ma quali sono gli altri obiettivi dei tirocini?
Ho sempre detto che uno degli obiettivi che POLIBA si pone è quello di cercare di valorizzare al massimo i nostri laureati, specialmente se brillanti. Tutto questo lavoro di costruzione, che non è solo del Politecnico ma di tutta la filiera formativa, produce gente che ha una formazione altamente tecnologica e di rilievo. E dunque è assolutamente importante che queste figure rimangano in Puglia, anche perché le aziende, in alcuni settori, cercano competenze di elevato livello e specializzazione. Va da sé, quindi, che una possibile “fuga” degli studenti e dei laureati potrebbe essere correlata ad un abbassamento di livello delle nostre aziende. Inoltre, come Politecnico, insieme alle Università pugliesi e campane, abbiamo sviluppato “Meditech” un centro di competenza costituito da aziende, facoltà di ingegneria di Bari e Napoli e centri di ricerca come il CNR) che il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) ha finanziato per circa 13 milioni di euro. Un ottimo traguardo, dato che esistono solo altri 8 centri simili in Italia.
Io sono il responsabile Polibaper, il settore PHARMA-HEALTH e l’obiettivo del Meditech è quello di industrializzare progetti di piccole e medie imprese. A breve saranno banditi una serie di progetti ai quali aziende pugliesi e campane potranno partecipare per ottenere finanziamenti pari a 400 mila euro. Stiamo spingendo affinché le società partecipino, purché abbiano progetti di lavoro tecnologico avanzato e che possano produrre un risultato già spendibile sul mercato.
Per concludere, pensa che questa collaborazione con Predict potrà proseguire?
Ho avuto il piacere di conoscere la vostra azienda grazie a Marco Cardanobile, mio studente e tesista brillante e project manager all’interno di Predict, il quale ovviamente ha sposato la mia proposta di creare un collegamento fattivo tra università e azienda. C’è stato sin dall’inizio una visione condivisa e successivamente abbiamo parlato di Mistral e dell’analisi del respiro. Un progetto interessantissimo, dato che stiamo sempre più andando verso un modello di cura del paziente personalizzato, da remoto e meno invasivo possibile. Per questo motivo ritengo questo progetto e gli altri sviluppati da Predict estremamente all’avanguardia, segno che l’azienda guarda ad un futuro sia prossimo che molto più lontano.
(a cura di Mario Maffei – Comunicazione Sanitaria)